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Ictus e menopausa: quale dei due può indurre l'altro?

Si è parlato spesso negli ambienti medici della correlazione che può esistere tra gli estrogeni, ormoni sessuali femminili e l’ictus; gli studi però non si sono ancora conclusi e si è in possesso soltanto di statistiche e di nozioni generali che sono comunque in grado di fornire un quadro generale della situazione.

Gli estrogeni proteggono dai disturbi cardiovascolari?

Sembra che in qualche modo gli ormoni sessuali femminili incidano sulla composizione superficiale dei globuli bianchi, che nel periodo precedente alla menopausa presentano livelli più elevati di una proteina importante per il ciclo mestruale, la annessina-A1 (ANXA1). Questa proteina impedirebbe l’accumulo di sostanze sulle pareti dei vasi sanguigni, riducendo quindi il rischio di trombi e conseguentemente di ictus.

La produzione di estrogeni diminuisce nel tempo, calando sensibilmente nel periodo della menopausa, quando il ciclo mestruale passo dopo passo passa da una condizione di oligomenorrea a una di amenorrea, cioè di totale scomparsa della mestruazione.

Se l’assenza di mestruo dura per almeno un anno si parla di menopausa, la quale si presenta nelle donne al termine della loro età fertile, mediamente sui 50 anni di età.

Gli sconvolgimenti ormonali che ne derivano possono causare dei sintomi piuttosto fastidiosi e ormai ben conosciuti da tutte le donne, le quali, temendoli fortemente, fanno di tutto per attenuarli con cure farmacologiche o fitoterapiche.

Vampate di calore, irritabilità, calo della libido, palpitazioni, sudorazione, aumento di peso e disturbi del sonno: le più sfortunate possono accusare tutti questi sintomi in modo più o meno accentuato, ma c’è anche chi non manifesta alcun disturbo evidente.

Come influisce la TOS sulla salute dell’apparato cardiovascolare?

Fino a qualche tempo fa si credeva che una terapia ormonale sostitutiva (TOS) durante il periodo sintomatico della menopausa, dagli 1 ai 5 anni, potesse continuare a proteggere la donna dal rischio di ictus almeno nel 50% dei casi, ma gli studi più recenti sembrano disilludere le aspettative.

La terapia può essere somministrata per via orale o vaginale, ma in ogni caso lo studio americano del WHI (Women’s Health Initiative – Iniziativa per la salute delle donne), portato avanti per alcuni anni consecutivamente, sembra sottolineare che ogni 1000 pazienti che si sono sottoposti alla terapia per un anno, hanno subito un ictus 0,7 donne in più rispetto a quelle che si sarebbero ammalate se non si fossero sottoposte alla TOS e, parallelamente, uno studio italiano ha osservato un aumento di casi di ictus da 21 a 29 su 10.000 pazienti, senza

considerare gli altri effetti collaterali relativi ad altre patologie cardiovascolari, alla trombofilia e alle eventuali epatopatie.

Chiunque decida di sottoporsi alla terapia ormonale sostitutiva deve perciò essere informato sulle conseguenze e gli effetti collaterali e a questo devono pensare, ovviamente, i medici curanti.

Cosa deve fare chi non vuole sottoporsi alla TOS?

I consigli per le donne che hanno timore ad avvicinarsi ad una terapia ormonale sono quelli già conosciuti da tempo; i metodi di prevenzione per le malattie cardiovascolari che vanno quindi tenuti in considerazione sono gli stessi a cui devono porre attenzione gli uomini, che sono generalmente più soggetti delle donne in età fertile: fare attività fisica, migliorare la circolazione e tenersi in forma sono al primo posto, seguiti da una dieta sana ed equilibrata priva di eccessi, di grassi e di alcool e dall’eliminazione del fumo.

Questo perché indipendentemente dalla TOS il rischio di malattie cardiovascolari effettivamente aumenta e purtroppo almeno il 54,5% delle donne non ne è al corrente.

C’è chi ha ipotizzato anche che, viceversa, l’ictus potesse provocare una menopausa precoce, ma fino ad ora non sono stati effettuati studi specifici e non ci sono quindi dati sufficienti a sostenere l’ipotesi.