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Crisi epilettiche dopo ictus. Cosa fare?

Lavorando ogni giorno con pazienti emiplegici che hanno subito un ictus cerebrale, mi trovo spesso ad affrontare l’argomento epilessia e crisi epilettiche. Ritengo importante far luce su alcuni aspetti di questo argomento perchè spesso pazienti e familiari si trovano impreparati di fronte una crisi epilettica e già sensibili dall’evento iniziale che ha portato all’ictus, rivivono quei momenti drammatici temendo si tratti di un nuovo ictus.

Molte volte infatti in ospedale il personale sanitario non prepara i familiari alla possibilità che il loro caro anche a distanza di mesi o anni dall’ictus possano trovarsi di fronte ad una crisi epilettica.

In realtà come vedremo nel corso della lettura non si tratta di un evento così preoccupante.

Cosa è una crisi epilettica

Si tratta di una sindrome patologica che nel caso del post ictus possiamo definire secondaria o sintomatica in quanto strettamente legata agli esiti della pregressa lesione cerebrale. Come sappiamo i nostri neuroni “comunicano” tra di loro attraverso segnali di tipo elettrico e l’epilessia rappresenta un momento in cui questa trasmissione elettrica va letteralmente in tilt.

Che relazione c’è tra Crisi epilettiche e Riabilitazione Neurocognitiva?

Un ictus cerebrale, sia che si tratti di una emorragia cerebrale sia di una ischemia o un trauma cranico, determina una lesione del nostro tessuto cerebrale; come tutte le lesioni a carico dei nostri tessuti organici, si forma una cicatrice. Tale cicatrice con associata irritazione del tessuto cerebrale rappresenta uno dei motivi per i quali i neuroni possono vedersi alterare la loro funzionalità di trasmissione degli impulsi, generando una attivazione a cascata della zona cicatriziale e quella circostante.

Dal mio punto di vista, non ho dati a sufficienza per consolidare la mia ipotesi, ma sulla base dell’esperienza clinica degli ultimi anni dove ho avuto l’opportunità di trattare numerosi pazienti colpiti da ictus, ho avuto la possibilità di constatare che la probabilità di vivere una crisi epilettica in seguito ad ictus aumenta quando il paziente viene sottoposto ad una riabilitazione di tipo neurocognitivo, anche se il trattamento viene iniziato a distanza di mesi o di anni. Questo a mio avviso rappresenta un dato molto significativo infatti il vantaggio della riabilitazione neurocognitiva è quello di riattivare le aree del nostro cervello che hanno subito la lesione proprio per permetterne il recupero. Aree rimaste purtroppo inattive anche in seguito alla prima riabilitazione svolta in ospedale o in clinica dove vengono eseguite attività tradizionali e muscolari e dove è stato rivolto il trattamento ai soli arti del corpo senza considerare il cervello e le sue funzioni. Ho potuto constatare in alcuni casi la comparsa di una crisi epilettica nelle prime settimane in seguito al trattamento neurocognitivo dove probabilmente per le prime volte venivano stimolate ed attivate attraverso gli esercizi le aree colpite dall’ictus e dove risiede dunque la cicatrice dovuta alla lesione.

Visto che il recupero post-ictus è possibile solo attraverso la corretta riattivazione del nostro cervello e dei processi cognitivi fondamentali per il movimento, vivere una crisi epilettica in seguito ad una buona riabilitazione non fa altro che evidenziare che il cervello in un modo o nell’altro sta vivendo una riattivazione.

Per questo non vedo la crisi epilettica in se come un evento negativo in seguito ad un ictus, ma capisco che per un familiare ed un paziente impreparato queste possano far davvero spavento. Consideriamo però che una crisi epilettica è passeggera, può durare in media un minuto circa e passa da se. Avrete la sensazione nei giorni a seguire la crisi epilettica che alcuni dei miglioramenti che avete ottenuto nelle settimane precedenti siano scomparsi, ma sempre per esperienza, ho potuto constatare che continuando la riabilitazione neurocognitiva si ritorna in breve tempo al punto da dove si è lasciati. Questo ci permette di considerare la crisi epilettica in seguito ad ictus ed in corso di riabilitazione neurocognitiva, solo un piccolo incidente di percorso, per questo desidero far chiarezza semplicemente sul comportamento da adottare nel caso in cui un nostro familiare viva un evento di questo tipo.

Come riconoscere una crisi in corso?

Una crisi epilettica si manifesta in diversi modi, possiamo dividerle in parziali e generalizzate a seconda dell’intensità dell’evento e delle sue manifestazioni.

Parziali

Più frequenti nel caso di attacco epilettico secondario ad ictus cerebrale, sono caratterizzate da crisi motorie come movimenti muscolari incontrollati di zone limitate del corpo e sensazioni alterate dal parte del corpo come formicolii, luci, suoni od odori associati ad uno stato confusionale da parte del paziente

Generalizzate

Quando le mioclonie, ovvero i movimenti a scatti e l’irrigidimento coinvolgono tutto il corpo, tronco e palpebre comprese. In questo caso avviene una perdita di coscienza che può durare in media circa un minuto.

Come comportarsi in caso di crisi epilettica?

Questo video riassume brevemente in pochi passi cosa e fare e cosa evitare

  • Non bloccare gli arti in movimento con la speranza di far cessare la crisi: cesserà da se.
  • Non mettere niente in bocca alla persona
  • Se il paziente si trova su una sedia non cercare di cambiare posizione. Al limite proteggere la testa con un cuscino o qualcosa di morbido alla nuca ed evitare cadute.
  • Se in quel momento si ha del cibo in bocca, bisognerà togliere il cibo e posizionare il paziente di fianco per agevolarne la fuoriuscita ed evitare il soffocamento
  • Generalmente la crisi dura al massimo pochi minuti, nel momento in cui riprende conoscenza spiegate cosa è successo fornendo rassicurazioni.

In ogni modo di fronte ad una crisi epilettica suggerisco di chiamare il 118 il cui successivo ed eventuale ricovero in ospedale potrà far luce sull’accaduto, infatti l’esame ECG (elettroencefalogramma). In seguito ad eventi epilettici il neurologo solitamente prescrive una cura farmacologica, non sempre priva di effetti collaterali, infatti ciascun individuo sembra reagire diversamente ai farmaci ed i loro dosaggi. Qui sarà l’abilità del neurologo  di trovare la giusta molecola ed il dosaggio adatto caso per caso.

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