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Acalculia e discalculia: DSA o conseguenza dell’ictus

Solitamente un figlio che va male a scuola viene sgridato ed etichettato come pigro e svogliato perché, magari non riesce a fare i calcoli, non consegna i compiti in classe di matematica e va malissimo alle interrogazioni. Quando il problema è importante e continuativo , specialmente alle prime scuole dell’obbligo è però opportuno che genitori e insegnanti pongano attenzione alle difficoltà dello studente (specialmente se nelle altre materie colleziona dei buoni voti), esiste infatti una difficoltà, un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), che si chiama acalculia (discalculia, quando la situazione è meno grave) che rende estremamente difficile la risoluzione di calcoli anche piuttosto semplici.

Non sempre però il problema è presente sin dalla nascita, in alcuni casi l’acalculia è un problema conseguente a delle lesioni cerebrali; nel 1925 Henschen la definì come “un disturbo acquisito della capacità di calcolo” e viene anche chiamata discalculia acquisita.

Acalculie differenti

L’acalculia può interessare diverse abilità relative allo svolgimento dei calcoli matematici; si distinguono infatti una acalculia primaria, o anaritmetia, a causa di cui il soggetto perde la memoria dei fatti aritmetici, cioè di quelle elaborazioni matematiche di base che chiunque, indipendentemente dal livello culturale, riesce a portare avanti per lo svolgimento di semplici operazioni come moltiplicazioni ad una cifra o divisioni per 10 o semplici somme e sottrazioni; in questi casi le operazioni vengono svolte dal soggetto sempre per scritto e molto lentamente, ma presumibilmente vengono concluse senza errori. Può però presentarsi anche una totale incapacità di “utilizzare” i fatti aritmetici in memoria e in questo caso risolvere una moltiplicazione è quanto di più complesso si possa richiedere e non vi sarà alcun risultato, né giusto né sbagliato.

L’acalculia secondaria invece prevede dei deficit nella lettura, scrittura e memorizzazione dei numeri; nell’insieme rientra l’acalculia spaziale che impedisce al paziente di incolonnare adeguatamente i numeri per poter svolgere l’addizione o la sottrazione, l’alessia, cioè la difficoltà di  leggere i numeri nel loro insieme o cifra per cifra, la difficoltà a recuperare il nome dei numeri, quindi è possibile che il soggetto “capisca” il numero che vede, ma “lo dica” sbagliato, la difficoltà di comprendere i numeri scritti, mentre rimane intatta la capacità di sentirli o di leggerli se sono scritti a lettere e la difficoltà di comprendere i numeri detti a voce conservando invece la possibilità di leggerli senza errori.

Ognuna di queste difficoltà può essere riscontrata in seguito a una lesione cerebrale dovuta a incidente, trauma, ictus o altre malattie cerebrali, ma è evidente che la totale anaritmetia sia decisamente più rara di un’acalculia secondaria.

Ogni capacità umana dipende dalla funzionalità di una parte specifica del cervello; se a causa di un trauma detta area viene lesionata o si necrotizza (come nel caso di ictus) alcune funzioni possono essere alterate dallo spettro delle possibilità cognitive.

Quando il problema colpisce i bambini nel loro sviluppo è necessario che insegnanti e genitori pongano attenzione alle difficoltà e nel caso di dubbio chiedano consiglio a uno specialista. Esistono dei test, come il WAIS-III o l’EC301, da effettuarsi per diagnosticare l’acalculia e la discalculia, qualsiasi sia l’origine del disturbo; questi test prevedono l’analisi della situazione cognitiva del paziente relativamente alla capacità di calcolo, alla possibilità di comprensione e memorizzazione dei segni grafici e alla comprensione del concetto numerico. In base ai risultati ottenuti è possibile prendere provvedimenti diversi.

Un bambino può essere reindirizzato nella giusta via di comprensione del calcolo e in ogni caso è necessario dare allo studente la possibilità (magari fornendo più tempo per le verifiche o richiedendo meno compiti da farsi casa) di risolvere da solo i problemi che per lui sono più difficili che per gli altri.

Quando il disturbo è conseguenza di una malattia come l’ictus, che presumibilmente colpisce gli adulti di età avanzata, recuperare le proprie capacità cognitive può essere anche molto difficile, ma un buon programma di riabilitazione elaborato da specialisti può, in alcuni casi, apportare significativi miglioramenti, auspicabili non solo per le capacità pratiche e quotidiane del paziente, ma anche per risollevare l’aspetto psicologico di chi in breve tempo trova di impossibile esecuzione piccole operazioni che qualche giorno addietro eseguiva senza alcuna difficoltà.

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