Rss Feed Tweeter button Facebook button Linkedin button Youtube button

Riconoscere una buona Riabilitazione Neurocognitiva (parte III)

Aspetti specifici ed avanzati per riconoscere una buona riabilitazione neurocognitiva

Quelle che abbiamo analizzato in precedenza sono caratteristiche elementari che qualora presenti ci danno l’immediata chiarezza sulle conoscenze di Riabilitazione Neurocognitiva del nostro terapista. Adesso è il caso di addentrarci in elementi molto più specifici per valutare il livello della qualità della Riabilitazione Neurocognitiva che stiamo ricevendo.

  • Risultati
  • Presenza di un progetto riabilitativo
  • Osservazione e valutazione iniziale
  • Immagine motoria
  • Attenzione al linguaggio del paziente
  • Curriculum e corsi di aggiornamento
  • Insegnamento alla famiglia

Risultati

È difficile che un lavoro di Riabilitazione Neurocongitiva ben fatto con una certa frequenza ed intensità non porti ad alcun frutto o miglioramento. Pertanto la presenza di miglioramenti tangibili e di qualità sono il migliore elemento che abbiamo a disposizione per valutare la qualità del lavoro che stiamo ricevendo, soprattutto se questi miglioramenti sono stati previsti dal terapista e questo ci prepara al prossimo punto che ci dimostra che una buona Riabilitazione Neurocognitiva ha bisogno di una pianificazione del lavoro e di un progetto fondato sul singolo paziente.

Presenza di un progetto riabilitativo

Se dovete costruire la casa dei vostri sogni, vi affidereste mai ad un architetto che non ha la minima idea di come sarà il risultato finale della vostra casa e non elabora un progetto?

Non credo che nessuno di noi sia così incosciente, in realtà quando affidiamo il nostro recupero ad un terapista gli stiamo affidando qualcosa di più della costruzione della nostra casa, gli stiamo affidando il recupero della qualità della nostra vita ed a maggior ragione il terapista ancora di più dell’architetto, dovrà impegnarsi nella stesura di una pianificazione del lavoro da svolgere con tanto di obiettivi a lungo e breve termine da dover ottenere e quali saranno gli esercizi o gruppi di esercizi fondamentali per ottenere ciascuna delle modificazioni previste per il paziente.

Vi faccio un altro esempio pratico per rendervi l’idea di cosa intendo. Spesso i miei pazienti mi dicono :

voglio tornare a camminare come prima o muovere la mano come prima

e spesso me lo dicono dal nostro primo incontro.

Anche di fronte ad un caso palesemente difficile non infrango mai questa ambizione perchè equivarrebbe ad addossare al paziente i miei limiti e questo non è giusto, ma prendo la palla al balzo dicendo :

bene teniamo da parte al momento questo nostro traguardo cerchiamo di analizzare insieme tra la situazione attuale ed il nostro traguardo quante e soprattutto quali tappe dovremo necessariamente attraversare per poter giungere a quell’obiettivo”.

In definitiva se attualmente il paziente appoggia il piede di punta durante il passo, sicuramente per poter pensare di raggiungere il cammino prima dell’ictus dovremo passare attraverso la capacità di poter arrivare a terra almeno di piatto, detto questo dovremo individuare quel gruppo di esercizi che ci permetterà di ottenere tale modifica e per poi poter puntare alla tappa successiva.

Solo un ragionamento di questo tipo ci avvicina ad un approccio scientifico e ci permette per giunta di poter valutare e ri-valutare il lavoro in corso d’opera in modo serio ed onesto. Per una corretta pianificazione del lavoro è fondamentale una buona Osservazione e valutazione iniziale.

Osservazione e valutazione iniziale

Un bravo terapista che si occupa in modo serio di Riabilitazione Neurocognitiva inizia la sua prima seduta con un colloquio iniziale con il paziente che serve a definire i primi dati fondamentali per la pianificazione del lavoro, poi ancor prima di eseguire alcun esercizio, cercherà di capire quale sia stata l’entità delle alterazioni cognitive, ma soprattutto quali saranno i margini di lavoro e di miglioramento.

In definitiva un approccio serio alla Riabilitazione Neurocognitiva prevede nelle fasi iniziali del trattamento, una fase di osservazione.

Immagine motoria

Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto le caratteristiche essenziali di un esercizio di Riabilitazione Neurocognitiva, ora iniziamo ad analizzare gli aspetti più specifici che ci aiuteranno a capire se la Riabilitazione Neurocognitiva che stiamo ricevendo è di buon livello o meno.

Il ricorso all’immagine motoria è un segno evidente di un lavoro completo ed aggiornato di Riabilitazione Neurocognitiva.

L’immagine motoria è la rappresentazione mentale di una azione senza compierla effettivamente. è diversa dall’immagine visiva dove la stessa azione viene vista proiettata sulla pellicola del teatro della nostra mente, è la rappresentazione dell’azione dove vengono riprodotte le sensazioni relative all’azione stessa.

Infatti diverso è immaginare di vedere se stessi camminare rispetto a sentirsi protagonisti dell’azione di camminare, riuscendo ad evocare la sensazione del movimento delle gambe e del contatto con il suolo.

Vi spiego perchè è così importante ricorrere all’immagine motoria durante il corso degli esercizi di riabilitazione neurocognitiva, perchè quando immaginiamo una azione, attiviamo pressoché le stesse aree del cervello che attiveremmo compiendo l’azione stessa, questo è un dato incredibile se pensiamo che il recupero in seguito ad ictus cerebrale passa per la riattivazione cerebrale.

Pensate ad esempio di immaginare in modo realistico di effettuare uno sforzo, ecco che aumentano i battiti cardiaci ed anche il respiro si fa più frequente, questo è solo uno degli effetti che un semplice pensiero ha sulla biologia del nostro organismo.

Studi recenti dimostrano che l’immagine motoria partecipa all’incremento della forza muscolare ed alla dimensione delle aree cerebrali dove viene rappresentato il corpo nelle diverse azioni.

Come si ricorre all’immagine motoria durante gli esercizi del Metodo Perfetti? Se il vostro terapista durante il corso di un esercizio vi richiede di eseguire con l’arto sano l’esercizio che stavate eseguendo, ad esempio il riconoscimento di superfici tattili, vi chiede poi di memorizzare la sensazione provata e di trasferire la stessa sensazione sull’arto plegico (o alcune caratteristiche della sensazione), allora il vostro terapista sta ricorrendo allo strumento dell’immagine motoria durante i suoi esercizi.

La presenza di questa attenzione durante gli esercizi è il segno che il vostro fisioterapista è aggiornato e costruisce l’esercizio terapeutico in modo da arricchirlo con strumenti efficaci ai fini del recupero post ictus.

Attenzione al linguaggio del paziente

Nella prima parte dell’articolo quando abbiamo affermato che il linguaggio è lo specchio di quello che sappiamo di un dato argomento ci siamo avvalsi di questa teoria per individuare il grado di conoscenza del Metodo Perfetti del nostro terapista proprio attraverso le sue parole. Questo è valido anche nei confronti del paziente, infatti l’unico modo che il paziente ha di esprimere quello che percepisce con il proprio corpo è attraverso il linguaggio e spesso lo fa utilizzando delle metafore, in quanto il vissuto, il percepito è intimo e personale e difficilmente condivisibile con altri se non attraverso l’utilizzo di analogie e metafore.

Questo un bravo terapista che si occupa di Metodo Perfetti lo sa bene ed è a caccia delle descrizioni del paziente nei confronti di quello che percepisce, perchè ogni descrizione che il paziente fa rappresenta un passaggio interno per accedere al vissuto del corpo del paziente altrimenti in nessun modo accessibile, neanche con la più tecnologica delle strumentazioni d’avanguardia.

Saper ascoltare il paziente quando parla del suo corpo significa avere l’opportunità di ricevere la soluzione su come costruire gli esercizi ed impostare al meglio il sistema terapeutico. Provo a fare un esempio banale,

quando un paziente mi dice di avere la gamba come un tronco di legno quando cammina, non devo essere accondiscendete come se si stia lamentano della sua condizione, ma devo cercare di cogliere la sua richiesta implicita di comprendere a fondo come lui percepisca il suo corpo. è come se tra le righe mi stesse dicendo :

Valerio, se vuoi capire cosa provo io con la mia gamba quando cammino, devi immaginare di avere un tronco di legno”.

Questo gioco di immedesimazione mi proietta ad una comprensione più vicina del problema del mio paziente portandomi alla luce il fatto che probabilmente la sente più pesante e più dura, cosa che può coincidere con i fenomeni di irradiazione e reattività abnorme allo stiramento, mi porterebbe poi a pensare al fatto che il tronco non ha le possibilità di snodarsi che ha la gamba attraverso il ginocchio e la caviglia e mi porterebbe a vivere sulla mia persona la sua andatura falciante.

Questi aspetti e tanti altri derivati da un semplice e apparentemente scontato “sento la gamba come un tronco di legno” aprono al terapista molte porte per comprendere più approfonditamente il problema del paziente e costruire esercizi sempre più adatti e coerenti. Per questo un terapista che opera in modo coscienzioso attraverso la riabilitazione neurocognitiva è colui che non si lascia mai sfuggire una frase del paziente o una sua descrizione e cerca sempre nuove specificazioni al riguardo, riflettendo il linguaggio utilizzato dal paziente senza alterarlo con il proprio vissuto, ed una volta costruito l’esercizio sarà curioso di constatare se l’esperienza cosciente del paziente abbia subito modificazioni o meno.

In definitiva per riconosce se la Riabilitazione Neurocognitiva è di buon livello fate attenzione a come il vostro terapista si comporta di fronte alle vostre espressioni nei confronti di quello che percepite, se vedete che scivolano via senza che ne tragga interesse o se vedete invece che le accoglie con interesse vi chiede maggiori soecificazioni al riguardo e le utilizza per modificare o arricchire l’esercizio e le sue istruzioni.

Curriculum e corsi di aggiornamento

Mi capita spesso di dover svolgere dei colloqui di lavoro per assumere nuovo personale per il mio centro di riabilitazione, sia fisioterapisti che personale amministrativo.

La prima cosa che faccio per valutare se il candidato farà al caso mio è quello di guardare il suo curriculum, voglio constatare infatti i suoi studi, le sue esperienze lavorative e le sue attitudini.

Quando un paziente che ha subito un ictus deve affidare il suo recupero ad un fisioterapista, lo sta assumendo a tutti gli effetti, ed in definitiva il ruolo che gli sta chiedendo di assumere è assai rilevante e delicato.

Perchè non chiedere un curriculm a colui che avrà nelle mani le sorti del vostro recupero?

Vi spiego quali sono i punti che dovreste scorgere in curriculum sufficiente per poter dire che il terapista possiede sulla carta i presupposti per offrirvi una Riabilitazione Neurocognitiva aggiornata e di buon livello.

  1. Frequentazione del corso di primo livello di Esercizio Terapeutico Conoscitivo
  2. Frequentazione annuale del convegno nazionale di Riabilitazione Neurocognitiva.
  3. Frequentazione annuale del ritiro di Studi Neurocognitivi.

Il primo punto è di fondamentale importanza, è il corso attraverso il quale vengono poste le basi per acquisire gli strumenti necessari per la Riabilitazione Neurocognitiva e Metodo Perfetti, mentre il secondo ed il terzo punto dimostrano che il terapista si tiene costantemente aggiornato presso i canali ufficiali di studio della riabilitazione neurocognitiva. La scienza neurocognitiva è in continuo sviluppo e progresso per questo è fondamentale mantenersi costantemente aggiornati e partecipare al suo sviluppo.

Nel curriculum possono esserci anche mille altre voci inerenti a corsi di formazione professionale di tecniche o metodiche di diverso tipo, ma a meno che non vogliate che venga utilizzato un “mix di tecniche” le voci da ricercare nel curriculum del vostro terapista sono quelle sopra elencate.

Insegnamento alla famiglia

Questo è un argomento sempre delicato quello di coinvolgere la famiglia nella riabilitazione post ictus del proprio familiare.

Ma direi che se il vostro fisioterapista è così in gamba da incarnare tutti i punti fino ad ora descritti ed inoltre è in grado di trasferire con semplicità alcuni esercizi che anche i familiari possono svolgere con il proprio caro, allora è un terapista che crede nel suo progetto e che è consapevole che la famiglia che passa molte più ore di lui con il paziente può essere l’ago della bilancia per la riuscita del trattamento.

Insegnare alla famiglia alcuni esercizi semplici che vadano ad offrire continuità al suo lavoro è una estrema furbizia che il terapista che si occupa di Riabilitazione Neurocognitiva può mettere in atto, in quanto in questo modo ha l’opportunità di far “toccare con mano” ai familiari le reali difficoltà e necessità del paziente, facendogli comprendere in modo davvero più rapido ed efficace quali siano le attività più adatte e quelle che vanno invece evitate.

Vi faccio un esempio, poniamo il caso che il paziente abbia un forte ipertono alla mano, e che una volta insegnati alcuni esercizi ad un suo familiare quest’ultimo si accorga con estrema sorpresa che con un po di costanza e di impegno la mano inizia a rilasciarsi e divenire più morbida, dopo sarà più semplice far capire allo stesso familiare che far sforzare di camminare il suo paziente con il risultato che la mano si irrigidisce di nuovo non è una attività molto saggia dicendo semplicemente:

hai visto quanta fatica ci avete messo per ottenere il controllo della mano ed invece quanto è stato facile perdere tale controllo sottoponendo il paziente ad uno sforzo eccessivo ed inadatto alle sue condizioni?”.

Al di là degli aspetti pratici legati all’insegnamento della Riabilitazione Neurocognitiva alla famiglia credo ce ne sia uno morale non meno importante, cioè quello di liberare i familiari dai vincoli dell’impotenza ai quali sono legati dal giorno in cui il proprio caro ha perso la sua autonomia, offrire ad un familiare gli strumenti adatti per partecipare al recupero dell’autonomia del proprio caro non è solo un’abilità da bravo terapista ma un dovere morale di una persona per bene che ha a cuore il recupero dei proprio pazienti e la serenità delle loro famiglie.

Conclusioni

Questo incontro ha l’obiettivo di offrire a pazienti colpiti da ictus e le loro famiglie gli strumenti base per comprendere se il trattamento loro offerto si tratta realmente di Metodo Perfetti o fa riferimento a solo conoscenze parziali e quindi non efficaci come un buon trattamento di qualità.